Nel seminario “L’imbarazzo dei generi nella stanza d’analisi”, ultimo del ciclo dedicato a “Le forme del sessuale tra pubertà e adolescenza”, riprenderemo a ragionare su alcune questioni che le nuove forme di sessualità, in particolare quelle relative all’identità di genere, pongono alla psicoanalisi attuale.
Esploreremo in che misura il sessuale, su cui la psicoanalisi ha preso avvio e fondato la sua costruzione teorica, confermi il suo valore universale e in che modo le trasformazioni in atto costringano a ripensarne i contenuti e il ruolo.
L’esperienza clinica come psicoterapeuti dell’infanzia e dell’adolescenza dimostra quanto la costruzione dell’identità sessuale e di genere sia il risultato di un processo complesso che inizia nel periodo prenatale e si manifesta come l’espressione di un difficile intreccio di fattori biologici, psichici, relazionali, ambientali e sociologici.
Processo di costruzione reso ancor più variamente declinabile, grazie alle nuove possibilità offerte dalla biotecnologia, alla sempre maggiore accessibilità alle reti digitali e alla conseguente virtualizzazione dei rapporti intersoggettivi.
Il corpo stesso sembra acquisire caratteristiche finora impensabili, complici le cure farmacologiche, gli innesti, i trapianti, ai quali può essere sempre più sottoposto, rendendo il concetto di limite, psicoanaliticamente inteso, oggi particolarmente rilevante.
In questo seminario, attraverso alcuni esempi clinici, saranno messe a fuoco le questioni relative alla percezione di estraneità del proprio corpo e al peso emotivo ed affettivo provato da alcuni ragazzi in relazione al genere e alla sessualità.
Vedremo come l’incontro con pazienti che riferiscono questo tipo di vissuti, induca a ripensare l’ancoraggio teorico della formazione psicoanalitica circa lo sviluppo dell’identità di genere, coinvolgendo al contempo il terapeuta in un intenso lavoro sulla propria corporeità e sessualità.