Il canale artistico come possibilità di rispecchiamento e inclusione con adolescenti

Di Carolina Ronchi


Gracias a la vida que me ha dado tanto.
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto.
Así yo distingo dicha de quebranto,
Los dos materiales que forman mi canto,
Y el canto de ustedes que es el mismo canto

Y el canto de todos, que es mi propio canto.


Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto
e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
“Gracias a la vida” Violeta Parra


E’ con questa bellissima espressione che Violeta Parra (nota 1) riesce a trasmetterci il valore, l’essenza e
l’importanza delle parole. Ed è attraverso la musica che le parole assumono un significato più complesso,
si evolvono, riescono a toccare corde nel profondo della nostra anima a tal punto da coinvolgerci in un
turbinio di emozioni, sentimenti, riflessioni attinenti alle dimensioni più profonde dell’
essere umano.
Il canale artistico risulta essere un vero spartiacque tra i due mondi, quello degli adolescenti e quello
degli adulti. Il viatico dell’arte è per definizione inclusivo e non conosce confini. Occuparsi dei mondi
adolescenziali ci costringe ad occuparci del pensiero e della cultura degli adulti che si relazionano con
quei mondi.
Oggi spesso ci si
incontra e scontra con retaggi culturali sconosciuti e per non restarne fuori bisogna
approcciarsi con uno nuovo sguardo capace di entrare
dentro. Per poter varcare la soglia (nota 2) del mondo
interno e quindi dei vissuti di un adolescente si rivela utile, anzi oserei dire essenziale l’utilizzo in terapia
di
strumenti culturali quali: arte, musica, danza, romanzi, e cinema, sposando un approccio psicoeducativo.
Le arti nelle sue diverse forme, come è noto, sono i mezzi attraverso i quali una cultura esprime da una
parte la propria peculiarità e dall’altra crea un ponte di comunicazione emotiva con le altre. In questo
senso la musica può rivelarsi una risorsa preziosa sia per avvicinarsi empaticamente ai ragazzi sia per far 

sì che l’adolescente in questione trovi la strada per dare voce al proprio mondo interno e condividerlo
all’altro in un contenitore protetto.
Il linguaggio dell’arte introduce la dimensione del piacere ma soprattutto produce il
desiderio. La
possibilità di esprimersi, di trasformarsi, di vagliare a livello immaginifico le diverse alternative
di vita
da percorrere per diventare adulti è un processo che l’adolescente deve attraversare per uno sviluppo
sano.
L’uso della musica, in questo cammino che l’adolescente deve intraprendere, ha il vantaggio di accedere
alle qualità più profonde dell’essere umano, come sopraddetto, da qui il suo potere trasformativo in
contrasto con le interazioni
falsamente creative dei videogiochi o degli smartphone, dove ciò che viene
creato e ripetuto è solamente un algoritmo, un codice ripetuto. La musica può diventare riappropriazione
della propria voce autentica allargando quel piccolo orizzonte che è lo smartphone
.
<<I giovani tra i 15 e 25 anni spesso utilizzano soltanto uno smartphone per connettersi […] gli smartphone
chiedono di continuo la nostra attenzione […] non ci lasciano separare il tempo della realtà col tempo virtuale […]
confondono le acque.>> (Roberto Cotroneo, nota
3)
Ecco perché se voglio attivare un dispositivo sano di cura (nota 4) con adolescenti l’uso di un prodotto musicale
diventa fondamentale perché fa da tramite alla relazione clinica e potrebbe diventare elemento centrale
dell’incontro. In questo
incontro i ragazzi possono sperimentare diversi ruoli, diventando per loro una
vera e proprio ricerca identitaria e musicale allo stesso tempo.
Fare musica diventa uno spazio transizionale (nota
5) di condivisione sia col mondo esterno che con le diverse
parti di sé grazie ad un rispecchiamento sano. Si produce così anche una gratificazione e un aumento del
sano narcisismo manifestazione di un sistema simbolico funzionante.
Questo
spazio musicale permette di avvicinarsi al mondo intimo dei ragazzi ma con grande delicatezza
permettendo agli adulti di
sintonizzarsi sulla stessa frequenza.
Le canzoni (create o ascoltate) diventano quindi uno degli strumenti di pensiero che può essere utilizzato
con l’adolescente per creare una buona sintonia nella relazione. La musica in questo senso consente di
amplificare per poi elaborare una realtà così complessa. Come nel caso di
Denise, nata e cresciuta a
Milano ma l’intero suo sistema amicale e di vita è formato da persone appartenenti alla sua cultura, quella
latino-americana. Riporto qui un brevissimo estratto del mio percorso di terapia con lei nel quale le
canzoni latino-americane sono state la mia
via regia (nota 6) per l’inconscio, o per lo meno per iniziare un lungo
e faticoso lavoro da parte mia di
rispecchiamento nei suoi confronti.
T: quali frasi delle canzoni che ascolti sceglieresti per descrivere il tuo stato d’animo?
D: “mmmh”pausa. “una canzone di Karol G,
Créeme”.
Ne sceglie un pezzo: “Créeme un poco más.
Te lo suplico. Que te me fuiste y no merezco este castigo” che mi
traduce poiché non conosco lo spagnolo (“Credimi un po’ di più ti supplico, che te ne sei andato e non merito questo castigo”
A fine seduta riesce a dirmi “è che ho paura di dimostrare agli altri che poi se ne approfittano”).

La canzone una volta riascoltata sembra proprio incarnare perfettamente il suo vissuto di abbandono rispetto alle
persone che ama, sua madre, suo padre. Racconta di una storia d’amore finita in cui la protagonista non si spiega
l’abbandono del partner, come tante altre canzoni sicuramente ma interessante è notare il ritornello incentrato sul
tema della
fiducia tradita.
Il registro verbale, prediletto dalla maggior parte degli adolescenti spesso si incaglia nei “perché o come
mai” a cui i ragazzi rispondono “non lo so”, in questo senso i mezzi non verbali facilitano l’adolescente
nel suo processo di espressione e comunicazione, ma bisogna anche tenere conto che autodefinirsi, o,
autorappresentarsi, è un atto carico di ansia per l’adolescente incerto nei confronti della propria identità
in trasformazione.
Ridando sacralità alla canzone, nel senso di darle un recinto grazie ad uno sguardo psico-educativo le
parole delle canzoni, le storie raccontante acquisiscono significato simbolico e come tutti i simboli vi è
una parte conscia ed una inconscia, la parte consapevole di esso corrisponde a ciò che noi vediamo e
riconosciamo. La parte inconscia rimanda alle basi archetipiche (nota
7) più profonde. Il simbolo indica sempre
qualcosa oltre se stesso. Il simbolo provoca quindi delle risonanze profonde e per questo ha un potere
trasformativo. I simboli danno volto ai desideri, stimolano imprese, creando un legame con le proprie
origini, ricerca di radicamento e da qui un nuovo slancio per il futuro.
Le canzoni diventano un
fil rouge del mondo interno. I prodotti artistici facendo da tramite nella relazione
di cura diventano elemento centrale attraverso cui incontrare l’adolescente, mantenendo un approccio
flessibile. Lo sguardo non è più solo verso ma anche
con loro cosicché diventi possibile ricercare insieme
le
parole migliori per dialogare con le dimensioni più intime. Questo processo apre l’individuo,
adolescente e non, verso “le radici collettive più profonde dell’esistenza e verso la connessione
essenziale con tutto l’essere manifesto”(Barbara A. Turner, nota
8). E divenire consapevoli dell’esistenza di un
profondo legame sottostante gli uni agli altri e a tutte le cose, “riduce molto la nostra volontà di fare
violenza agli altri o al nostro mondo” (nota
9).
La complessità del nostro mondo diventa per l’adolescente qualcosa di concreto e condiviso attraverso il
fare musica. Fare arte in tutti i casi significa riconoscere un desiderio trasformarlo in passione, attraverso
il linguaggio artistico, simbolico.
Vorrei concludere con alcuni illuminanti versi della canzone “Fango”di Jovanotti, ben rappresentativi a
dei temi trattati.


La città un film straniero senza sottotitoli
Una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
[…]
Ci si sente soli dalla parte del bersaglio
E diventi un appestato quando fai uno sbaglio
Un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
Ma ti guardi intorno e invece non c’è niente
Un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
Hanno ancora il coraggio di innamorarsi

E una musica che pompa sangue nelle vene
E che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
Smettere di lamentarsi
Che l’unico pericolo che senti veramente
È quello di non riuscire più a sentire niente
Di non riuscire più a sentire niente
Il battito di un cuore dentro al petto
La passione che fa crescere un progetto
L’appetito la sete l’evoluzione in atto
L’energia che si scatena in un contatto
Io lo so che non sono solo
Anche quando sono solo
Fango, Jovanotti
La musica è e rimane uno di quei preziosi canali attraverso i quali diventa possibile uscire dal vuoto
desolante di un mondo iperconnesso dove
l’unico pericolo che senti veramente è quello di non
riuscire più a sentire niente”.

Note al testo

  1. Violeta Parra è stata una cantante della musica popolare cilena e una delle artiste più significative dell’America Latina:
    cantautrice, studiosa del folklore, ma anche pittrice, ricamatrice, scultrice. Nelle sue canzoni sono sempre presenti la
    denuncia e la protesta per le ingiustizie sociali. La sua canzone “Gracias a la vida” è stata registrata nel 1966 a Santiago del
    Cile ed è diventata una delle canzoni latino-americane più famose della storia. Morì suicida nel 1967.
  2. Baccei E.; psicologa psicoterapeuta direttrice della Scuola di Artiterapie MBA Milano. Il concetto di soglia l’ho ripreso
    dalla dispensa “Dentro, fuori e la soglia, il setting in arteterapia” 
  3. Tratto dall’articolo “Una vita in smartphone” di Roberto Cotroneo, scrittore giornalista e fotografo. Articolo presente
    all’interno della rivista “Sette” del 14.04.2017.
  4.  Rezzara A., L’educazione come dispositivo. PGreco, Milano, 2008, pp.74-75.
  5.  Winnicott D.W Gioco e realtà, Armando ed, Roma, 1974
  6. Freud nel 1899 pubblica “L’interpretazione dei sogni” nel quale scrive “i sogni sono la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica”.
  7. Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Teadue, Milano, 1992. Definisce gli archetipi come “simboli universali,” comuni a tutte
    le culture, sono le nostre
    guide spirituali ereditate dai nostri antenati. “l’archetipo è come un vaso che non si può svuotare
    né riempire mai completamente. In sé esiste sono in potenza , e quand prende forma in una determinata materia, non è
    più lo stesso di prima.” Secondo Jung gli archetipi aiutano nel processo di costruzione di una coscienza individuale
  8. Turner B, tratto da “Manuale della Terapia del gioco della sabbia”.
  9.  Ibidem

 

Bibliografia

Baccei E; “Dentro, fuori e la soglia. Il setting in arteterapia”,Dispensa del primo anno della Scuola di
Artiterapie Modello Botteghe d’Arte
Cotroneo R.; Una vita in smartphone, articolo tratto da “Sette”del 14.04.17.
Mancuso F., Resta D, L’adolescente in persona, Mimesis, Milano, 2010.
Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Teadue, Milano, 1992.
Rezzara A., L’educazione come dispositivo. PGreco, Milano, 2008, pp.74-75.
Winnicott D.W Dalla pediatria alla psicoanalisi, Martinelli ed, Firenze, 1975.
Winnicott D.W Gioco e realtà, Armando ed, Roma, 1974.
Turner B. A; Manuale di Terapia del gioco della sabbia, Edizioni del faro, 2015.

Canzoni

Violeta Parra, Gracias a la vida
Karol G, Créeme
Jovanotti, Fango
Autore

Carolina Ronchi, psicologa arteterapeuta, Centro Diurno “Botteghe d’Arte” ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda; Arti e Pensieri cooperativa sociale Onlus.

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