In CovidTime: prima e dopo. Setting e Trasformazioni in situazioni di ascolto e di cura

A cura di Sofia Massia (Area G), Antonella Anichini (IIPG) Pia Massaglia (APPIA). Kemet, Torino 2021

Recensione a cura di Cristina Carbonara (APPIA)

 

“In covidtime: prima e dopo. Setting e trasformazioni in situazioni di ascolto e cura” è una raccolta che annovera contributi di clinici e professionisti che operano- per la gran parte sul territorio piemontese – a stretto contatto e in sinergia. Gli autori espongono le diverse realtà di cura esperite, le specifiche modalità esplorate e messe in atto, nel tentativo di dare seguito agli interventi di presa in carico preesistenti l’irrompere del Covid. Si tratta di situazioni in cui bisogni, angosce e difficoltà precedenti sono stati profondamente sollecitati dalla condizione di emergenza sanitaria determinata dal Covid; situazioni in cui i clinici si sono ritrovati a fronteggiare uno scombussolamento sostanziale che li ha portati a riadattare assetti tecnici per proseguire e rinnovare o inventare nuove modalità, nuovi setting. Ma tutto questo è possibile? È possibile inventare nuovi setting?

Di questo proseguire, rimodulare, rinnovare e inventare parla il libro.

Le curatrici, Sofia Massia, Pia Massaglia e Antonella Anichini, scelgono di dipanare il filo narrativo del testo suddividendolo in quattro sezioni, ciascuna caratterizzata da una specificità.

La prima raccoglie interventi maggiormente focalizzati sul Setting psicoterapeutico e sulle trasformazioni dello stesso. Tra i lavori segnalo quello di Daniele Biondo che si interroga sul peso e sulla portata del trauma cumulativo e ne esplora l’impatto, come una rottura evolutiva, in adolescenza. Interessante il materiale clinico su cui appoggia le sue speculazioni.

Nella seconda sezione dedicata al territorio, interessante il lavoro che focalizza il ruolo svolto dai peer. Peer che guidati in modo creativo dai clinici di AreaG sono vettori di resilienza, aiutano a nominare, riconoscere e superare momenti carichi di angoscia che potrebbero indurre stagnazione e blocco. Dal Territorio ci si sposta, nel terzo gruppo di lavori, nella descrizione di esperienze che si riferiscono a diverse istituzioni. Appassionante il creativo lavoro di Anichini, Cappelli et alii sull’intreccio e la rete di sostegno ospedale pubblico/privato per un adolescente estremamente sofferente. Segnalo poi le riflessioni su Lo psicologo nella scuola in cui Massia espone come proprio negli intrecci di relazioni coi pari e con gli insegnanti si giochino processi di rispecchiamento e di identificazione adolescenziali e che, come sottolinea Massaglia nella sua introduzione (p.155), hanno rischiano drammaticamente di perdere la loro funzione essenziale.

La quarta sezione si propone trasversalmente alle prime tre, parlando di ascolto (Bonassi) e di elaborazione della perdita (Vargas): i due contributi di cui si compone permettono di soffermarsi su quello che l’ascolto psicoanalitico consente di cogliere e accogliere, in modo particolare in un momento ove le vite di tutti sono attraversate dal trauma. Viene descritto dagli autori un tempo che si propone sospeso, ove i vissuti di quanto si sta affrontando possono manifestarsi ed essere riconosciuti, condivisi e dunque legittimati e contenuti.

Ingredienti principali di questo testo sono a mio avviso l’umiltà con cui riflessioni, a volte profonde, vengono esposte ed un sincero desiderio di condivisione: questi elementi rendono la lettura fluida, vivace e appassionante e consentono di immergersi in nuovi scenari lungo un percorso compiuto all’insegna dell’apprendere dall’esperienza.

 

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